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OPERAZIONI DA EVITARE IN PRESENZA DI UMIDITÀ DI RISALITA:

 

Intonaco cementizio: la sua elevata resistenza e compattezza elimina l'affioramento dei sali in superficie, ma nel tempo questi si accumulano nell'interfaccia, provocando il cosiddetto fenomeno "di cartella" dovuto alla cristallizzazione dei sali. La risalita dell'umidità riprende immediatamente innalzando il livello dell'invasione idrica.

 

Rivestimenti impermeabili, finiture impermeabili: evitare un trattamento dell'intonaco esistente con fantomatiche malte resinose o con mascherature o incollaggio per non incorrere nei problemi sopra descritti.

 

Intonaci micro o macro porosi: questi intonaci aumentano la velocità di evaporazione dell'acqua sottoforma di vapore acqueo, ma i sali vengono filtrati e trattenuti negli stessi intonaci o, in caso di capacità idrorepellenti, nella struttura. Nel tempo l'accumulo crea l'occlusione dei pori degli intonaci o della struttura nell'interfaccia, rendendoli di fatto impermeabili e dando luogo ad una nuova risalita.

 

Drenaggi  o interventi su pavimenti: altro errore comune è intervenire areando la pavimentazione o rifacendo l’impermeabilizzazione esterna  (muri interrati tipo taverne, cantine e box), poiché il muro a contatto con il terreno continua ad assorbire autonomamente acqua.

 

Inserimento aereatori: aereatori di qualsiasi tipo si sono rivelati nel tempo inefficaci perché le condizioni climatiche esterne, variando, ostacolano il deflusso dell'umidità. Inoltre il fenomeno dell'espansione dei sali rimane inalterato.

 

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TEMPI DI ASCIUGATURA DOPO LA FORMAZIONE DELLA BARRIERA:

 

I tempi di asciugatura dei muri sono notevolmente influenzati dalle condizioni ambientali, quali temperatura, umidità esterna e areazione.

Si ritiene che un muro in condizioni ideali possa asciugare in superficie per 3cm di profondità al mese. Ad esempio, un muro di spessore pari a 40 cm, stonacato, con umidità relativa del 40-50%, temperatura media 20 °C e buona areazione, impiegherebbe circa 7 mesi. Ma questo non significa che occorre attendere così tanto tempo: già a distanza di 15-20 gg, grazie al trattamento con l'antisale e all'impiego di un intonaco traspirante a base calce, si può procedere al ripristino delle pareti rifinendole con pitture traspiranti.

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Questo tipo di intervento non elimina il problema in maniera definitiva poiché, con il passare del tempo, i sali contenuti nell’acqua di risalita occludono i pori per cristallizzazione, rendendo così l’intonaco impermeabile e innalzando l'invasione dell'umidità.

 

Altro errore comune è quello di intervenire aerando la pavimentazione o rifacendo l’impermeabilizzazione esterna  (muri interrati tipo taverne, cantine e box): il muro a contatto con il terreno in realtà continua ad assorbire autonomamente acqua.

 

La barriera chimica, contrariamente agli intonaci macro o microporosi, blocca definitivamente la risalita capillare alla base delle fondamenta, è inalterabile nel tempo in quanto la natura minerale è affine a quella delle murature, non inquina l’ambiente e soprattutto è innocua per l’uomo.

L’acqua contenuta nel terreno al disotto della barriera chimica rimane statica (ferma) e non causa assolutamente altri danni nelle altre murature in quanto il muro l’assorbe spontaneamente per capillarità (effetto spugna).

 

La barriera chimica crea alla base del muro uno strato impermeabile (diaframma) senza creare problemi di staticità della struttura, come accade invece con taglio meccanico.

 

Il costo della barriera chimica viene ammortizzato nel tempo in quanto elimina costosi e ripetuti interventi sulle facciate, per un periodo pressoché  indeterminato, a patto che non si verifichino eccezionali cambiamenti atmosferici, quali formazione di sconosciute piogge acide.

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